Discorso di Daria Bonfietti
In occasione del XXXVIII anniversario della strage di Ustica, si è tenuto nella sala del Consiglio comunale di Palazzo d'Accursio, l'incontro tra il Sindaco di Bologna Virginio Merola
e i familiari dell'associazione dei parenti delle vittime della strage di Ustica. Di seguito l'intervento della presidente dell'associazione, Daria Bonfietti, che ha letto in apertura i messaggi del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e dall'Arcivescovo
di Bologna Matteo Maria Zuppi.
"Signor Sindaco, autorità tutte, tutti coloro che sono voluti essere qui con noi, saluto i parenti che sono sempre numerosi e ci raggiungono da varie zone d'Italia
e gli amici che hanno ancora la voglia e la tensione di essere insieme a noi.
Voglio leggere innanzitutto due messaggi molto belli e importanti che penso toccheranno anche i vostri cuori: uno è del Presidente
della Repubblica, l'altro del nostro Arcivescovo, Don Matteo Zuppi (in allegato ndr). Sono stati vicini all’impegno dell’Associazione in questi lunghi anni di battaglie per la verità.
Voglio
anche ribadire con forza che quella di oggi non vuole e non deve essere una stanca celebrazione retorica.
Ed è per questo che va ricordata, anche con orgoglio, tutta la strada percorsa che oggi possiamo
illustrare in modo molto diverso proprio grazie ai risultati che abbiamo ottenuto.
Ma soprattutto oggi va chiesto a Bologna, alla Regione, alle Istituzioni, alla società civile, ai cittadini, al Governo di
continuare a credere che sia possibile la completa verità sulla strage di Ustica, sulla morte di 81 cittadini italiani.
Il primo impegno che ci deve accomunare è sostenere l’impegno della
Procura di Roma che sta indagando con determinazione a partire dai nuovi elementi che è riuscita ad individuare deve essere messo loro a disposizione il massimo della documentazione e dobbiamo assieme chiedere soprattutto al Governo di rinnovare ed
intensificare la pressione in campo internazionale con l’appoggio determinato alle rogatorie, mentre in campo nazionale si deve dare puntuale e totale attuazione della direttiva Renzi per la desecretazione della documentazione sulle stragi, di tutte
le amministrazioni pubbliche.
Il 27 giugno 1980 sui nostri cieli è stato abbattuto un aereo civile, un evento, oggi lo sappiamo di per certo, chiaramente compreso nell’immediatezza: c’era
allarme nei nostri siti radar fin prima della tragedia, ed è subentrato il panico e subito dopo, il bisogno di nascondere ogni elemento utile alla ricostruzione della tragedia. Faccio qualche esempio. Oggi possiamo ascoltare telefonate fatte all’Ambasciata
americana, del tutto inusuali e fuori prassi, telefonate che cercavano di allontanare la verità:
“Chi ha detto che è caduto un aereo, come fa a dirlo?" Frasi concitate fra militari dei vari
siti radar.
Poi da subito è disponibile un tracciato radar, l’unico che per un qualche caso sopravvive alla distruzione generale, che indica chiaramente una manovra d’attacco; però,
questo tracciato, viene 'diffuso' proprio con l’amputazione, la sottrazione della traccia dell’attacco!
Partiamo dunque da questa consapevolezza: tutto era chiaro nell’immediatezza dell’evento;
poi le prime indagini, per pochi giorni a Palermo, con la nomina comunque di periti da parte del Giudice Guarino, poi subito il trasferimento degli atti a Roma, era chiamata il porto delle nebbie, ricordate, quella Procura, con un’indagine che, fatto
ben clamoroso, viene condotta per anni senza nomina di alcun perito!
Nei fatti, questo è l’aspetto da rilevare, sono anni di indagini affidati solo al “sapere” militare dell’Aeronautica
militare italiana.
E dirà bene il Presidente della Commissione Stragi Libero Gualtieri, negli anni ’90, quando denuncerà la responsabilità dell’Aeronautica militare per
avere “ingabbiato” la ricerca della verità nell’ambito del cedimento strutturale, togliendo ogni mordente all’impegno della Magistratura, ma forse in quel momento, mi vien da dire, la Magistratura cercava proprio questa facile
indicazione.
Governo e Magistratura furono allora espressamente informati, sta nelle carte processuali, di un incidente senza presenza di aerei né di altri fatti traumatici, spiegabile soltanto con un
cedimento strutturale.
Ed è questa imposizione-spiegazione che porta il Parlamento a schierarsi contro l’Itavia, a chiedere al Governo il ritiro delle concessioni di volo, e in questo modo
si provocherà il fallimento dell’Itavia. Ed oggi su questo episodio, ben legato alla vicenda Ustica e all’ostinato impegno per nascondere la verità, possiamo proprio dire che si è raggiunto un grande risultato con la sentenza
della Cassazione, in sede civile, che condanna i Ministeri dei Trasporti e della Difesa per avere causato con menzogne il fallimento della società.
E’ un successo che meritatamente va ascritto alla
tenacia di Aldo Davanzali e poi delle sue figlie, Tiziana e Luisa, che sono con noi e che saluto con tanto affetto, e che fa parte di quel percorso per la verità che in quest’aula abbiamo in questi anni testimoniato.
Poi ci furono gli anni del silenzio, io dico colpevole, gli anni delle indagini inutili, voglio ricordare che il Magistrato dopo quattro anni passa gli atti al Giudice Istruttore senza alcun risultato, senza alcuna prospettiva. In un’intervista
a Oggi lo stesso magistrato dirà di non sapere cosa si possa fare per raggiungere la verità sulla strage di Ustica!
Ecco, vedete, mi pare di risentire la telefonata di quell’aviere: “Ma
a lei chi l’ha detto che è caduto un aereo?”
Ci sono stati poi gli anni di un più specifico impegno della società, della politica, degli artisti, della stampa, dei media, pagine
che in quest’aula abbiamo ben vissuto e testimoniato. E voglio ricordare che mentre ostinatamente cercavamo la verità, la verità era già entrata in qualche stanza istituzionale: è stato Cossiga, purtroppo solo nel 2007, che
ha ammesso che il capo del Sismi, Fulvio Martini, lo aveva informato di quanto era accaduto, già sul finire degli anni ’80, indicando una responsabilità francese. Apro una veloce parentesi: ben più di una traccia di questa consapevolezza
troviamo nei documenti declassificati in base alla Direttiva Renzi, che con tante difficoltà l’Associazione cerca di consultare.
Questa stagione di grande impegno, si è conclusa nel ‘99 con
la sentenza ordinanza del giudice Priore che afferma: “l’incidente è occorso a seguito di azione militare di intercettamento, azione di guerra aerea, guerra di fatto e non dichiarata. Nessuno ha dato la minima spiegazione”:
Ma questa, come sappiamo bene, è una prima parte della verità, perché bisogna pur individuare i protagonisti di quell’episodio di guerra aerea, di quell’attacco militare contro i confini e i
diritti del nostro Paese e contro i diritti dei nostri cari, vittime innocenti.
Vorrei che anche il Governo del mio Paese sentisse, come lo sentiamo noi, il bisogno della verità, per la dignità
stessa del nostro Paese, e sentisse il peso dell’onta, dell’offesa che Paesi amici ed alleati ci hanno inferto! Ottantuno cittadini italiani sono morti per sordide guerre indicibili avvenute nei nostri cieli! E’ davvero inaccettabile e vergognoso!
A questo punto, permettetemi anche questa digressione;
non vorrei che, proprio in occasione dell’Anniversario, si tornasse a parlare dell’ipotesi bomba; considero
oggi operazione di depistaggio, e il depistaggio è divenuto anche reato, dopo tante perizie, tante sentenze definitive, parlare ancora di bomba!
Sì, tante sentenze definitive, Signor Sindaco,
è infatti con una certa soddisfazione, che possiamo dire che stanno giungendo a Sentenza, diversi procedimenti in sede civile, intentati da diversi parenti delle vittime in questi ultimi anni. Vi è un susseguirsi di Sentenze della Cassazione
che riconoscono la colpevolezza dei Ministeri, Trasporti e Difesa, il primo per non aver garantito la sicurezza del volo - ricordiamo che gli allarmi nei vari siti radar cominciano prima dell’incidente - e il secondo per avere ostacolato in ogni modo
l’accertamento della verità - mi piace sempre ricordare il capitolo di Priore sulla “Distruzione delle prove”, una frase per tutte: una mente intelligente ha tolto, cancellato, distrutto tutto ciò che era necessario per impedire
la possibile ricostruzione dell’evento!
Queste le colpe riconosciute in capo ai due Ministeri! E queste sentenze, ribadisco, hanno potuto essere scritte perché è stata riconosciuta corretta, anche
da questi tanti altri Magistrati che a Palermo si stanno susseguendo, in tante inchieste, la ricostruzione sulle cause dell’evento formulate dal Giudice Priore nella sua Sentenza Ordinanza.
Oggi ci troveremo
ancora attorno al Museo che è un poco il simbolo e il cuore del nostro agire. Il Museo con la collaborazione delle Istituzioni comunali e regionali è diventato parte importante della vita culturale della città a cominciare dal rapporto
con le scuole.
Abbiamo uno straordinario numero di visite di scolaresche di ogni parte d’Italia e non solo, che si incontrano in momenti di accrescimento e di consapevolezza, nel rapporto con la didattica del
Mambo e con l’esperienza maturata dall’Associazione. Non nascondiamo qui le criticità, a cominciare dalla mancanza di spazi, per le attività culturali che dal Museo nascono.
Sottolineiamo
il rapporto con il Miur, abbiamo firmato una convenzione tra le nostre Associazioni e il Miur per la diffusione nelle scuole delle tematiche legate alle stragi dagli anni ’60 in poi. Anche quest’anno quattro scuole della nostra città hanno
partecipato e vinto il bando relativo a tale convenzione, e verrà rappresentata la loro performance dinanzi al Museo il 29 giugno prossimo, nell’ambito delle nostre iniziative di questo XXXVIII anniversario.
Ma permettetemi di affrontare il grande problema della Storia; abbiamo sempre pensato che la Storia sugli avvenimenti più terribili del nostro recente passato- parlo qui del terrorismo- dovesse essere scritta non tanto dai parenti delle vittime
quanto dagli Storici.
In questa prospettiva ci siamo mossi – in collaborazione con l’istituto Parri- che ha in deposito nel suo prezioso archivio tutto il materiale dell’Associazione; voglio solo
ricordare il convegno “1980: l’anno di Ustica”, tenuto nel 2015, e quello più recente sul bisogno di documentazione come esito della direttiva Renzi e aggiungere che sono in uscita gli atti del convegno già effettuato, ed è
in preparazione un altro Convegno agli inizi del ’19, pensiamo, sulla situazione interna. E ancora: sta terminando il percorso della ricercatrice Cora Ranci, condotta dal professor Mirco Dondi che ci dovrebbe dare entro l’anno una ricerca approfondita
su tutta la vicenda.
In questo ambito continuiamo a chiedere un più attento e costante coinvolgimento anche dell’Università di Bologna che proprio in questa città, Bologna, deve sentire
la responsabilità di studiare, produrre ricerca e insegnamento su vicende che tanto duramente hanno colpito il nostro Paese, in molti casi partendo proprio da Bologna.
Mi sento di dire che abbiamo bisogno
davvero che le verità conquistata sulla vicenda Ustica diventi patrimonio storico di questo Paese e serve, perciò, ricerca e documentazione.
E permettetemi allora, di aprire ancora una volta una riflessione
sulla direttiva Renzi. Proprio qui l’anno scorso avevo denunciato quanto fosse insufficiente il materiale messo a disposizione: per Ustica praticamente nessuna documentazione coeva ai fatti.
Non si trattava
evidentemente di cercare “pistole fumanti”, ma di avere davvero a disposizione materiali per una corretta e completa ricostruzione storica d’insieme. E allora, è davvero inaccettabile che i Ministeri che mettono a disposizione meno
materiale siano proprio i ministeri dei Trasporti e della Difesa, ben coinvolti, e colpevolmente, nella vicenda stessa.
Come dissi già lo scorso anno, è particolarmente negativo che nessun materiale
venga messo a disposizione dalla Prefettura di Bologna.
E allora credo non sia irrispettoso chiedere al dottor Piantedosi, già Prefetto e ora Capogabinetto del Ministero dell’Interno, di affrontare
dalla sua nuova posizione questa questione non irrilevante.
Voglio ora concludere, Signor Sindaco, dicendo che abbiamo incrociato ricostruzione storiche, consapevolezza dei risultati ottenuti, soddisfazioni
per le sentenze della Magistratura civile, indicazioni della nostra attività attorno al Museo, voglio ora concludere, dicevo, ringraziandola di nuovo per la continua attenzione sua e della città sulla nostra tragica vicenda e ribadire l’impegno
che tutti assieme dobbiamo mantenere, per poter scrivere anche l’ultimo pezzo di verità, per i nostri cari e per la dignità stessa di questo Paese.
Grazie".