INTERVISTA AL PROF. LUIGI DI STEFANO

Il Prof. Di Stefano fu consulente tecnico all'Itavia

“Luigi Di Stefano entrò nel girone di Ustica nel 1989 assistendo il cronista di Repubblica Franco Scottoni, in seguito divenne consulente tecnico Itavia.”

Insegnante di disegno CAD, fu titolare della Diesse, ditta che produceva elementi ottici e tecnologie per enti come L’ENEA e il CNR. Ha raccolto poi le risultanze della sue indagini sul DC9 Itavia in due volumi, “Ustica quel maledetto missile” uscito nel 1990, e “Il buco”, uscito nel 2004, corredato dalle analisi tecniche inserite nel sito internet “seeninside.net”.

Tali risultanze, raccolte in una perizia scritta a quattro mani con Mario Cinti, vennero ben accolte dagli inquirenti, ma non trovarono mai spazio in quella che è la “storiografia ufficiale” della strage di Ustica.

Ancora oggi per lui la storia non cambia; anche se tutti sanno che si trattò di missile, Luigi di Stefano fu il primo, basandosi sui dati radar e sui danni riscontrabili sul relitto, ad indicare di quale missile potesse trattarsi e denunciò, rimanendo inascoltato, tutta una serie di elementi che furono marginalmente o per nulla considerati durante la ricostruzione dei fatti del 27 giugno 1980.

Inoltre, proprio in questi giorni, l’Università Federico II di Napoli, in uno studio commissionato dai legali dei parenti di alcune vittime della strage, avrebbe confermato diverse risultanze segnalate dal Dott. Di Stefano già nel corso dell’inchiesta Priore. 

Dott. Di Stefano, uno degli argomenti più interessanti della sua esperienza riguarda il famoso MIG di Castelsilano. Lei era al seguito del giudice Priore in uno dei sopralluoghi eseguiti in Calabria: ci può dire che cosa vide? E’ plausibile che quel velivolo sia rimasto 20 giorni laggiù senza che nessuno se ne accorgesse?

E’ più che plausibile! Immaginate una stretta vallata profonda 50-60 metri, pareti quasi verticali con, a mezza costa e 13 anni dopo, ancora ben visibile la buca lasciata dall’ impatto dell’aereo. In quell’ occasione i militari della Forestale presenti raccolsero quasi un quintale di frammenti del velivolo, ma tutti di piccola pezzatura. E’ strano, pensai; l’aereo è a brandelli ma il pilota pare fu ritrovato quasi integro, solo leggermente morto e con tutte le contraddizioni che ben conosciamo.

Che idea si è fatto, da dove arriva quell’ aereo? Lei ha anche fatto notare, con tanto di fotografie, che esemplari di MiG sono in mano sia degli USA che di Israele.

Certo, e con altrettanti dati alla mano devo far rilevare che un MiG 23, con i dovuti accorgimenti, fino a Ustica sarebbe andato e tornato dalla Libia senza problemi. E’ anche falso, oltretutto, che quel MiG fosse disarmato; il cannone interno da 30 mm è stato ritrovato già nel 1980, ma ciò emerse solo nel 2003, mentre i missili ed i pylons, possono essere stati tranquillamente sganciati dal pilota stesso

E’ convinzione consolidata che quel MIG provenisse dalla Jugoslavia e che attraversò gran parte dell’Italia “in ombra” al DC 9 Itavia, ed il suo ingaggio da parte di caccia della Nato abbia portato alla tragedia.

Discutibile, dovrebbero spiegare perché questo o questi aerei avrebbero dovuto fare il percorso più lungo ed in teoria più irto di difficoltà, quando avrebbero potuto, ad esempio, prevedere un corridoio diverso sull’ Adriatico, o mandare i velivoli via nave, o ancora inviare i tecnici direttamente in Libia. Se un Mig23 si trovava al centro del Tirreno è ancora tutto da chiarire da dove sia decollato, dall’Italia o dalla Corsica, secondo alcuni indizi presenti su un nastro radar.

Veniamo ora al DC9; lei era ed è convinto che la verità stia indubbiamente solo nei tracciati radar, tutto il resto, indizi, testimonianze e gole profonde sarebbero opinabili.

Certo! Già nel novembre 1980 John Macidull del NTSB, analizzando il tracciato del radar di Ciampino concluse che l’abbattimento avvenne a causa di un missile. Lo confermò la commissione Blasi nel 1989. Un altro esperto americano, Robert Sewell, ex responsabile settore missili della base US Navy di Pensacola, disse “missile” esaminando nel 1993 il relitto parzialmente ricostruito. Diciamo che fu quest’ultimo a “mettermi sulla strada giusta”.

Ricapitolando, già nel 1989 (Collegio Blasi) si ha la quasi certezza che si trattò di un missile; il magistrato chiese di indicare “quale” missile e lei, dopo le analisi del caso fatte sul relitto nel 1995 come perito dell’Itavia, a quali conclusioni giunse?

Eseguii un semplice processo di esclusione. Questi ordigni impattarono sulla fusoliera appena dietro la cabina di pilotaggio, ergo si trattò di missili a guida radar, visto che quelli a guida infrarossa avrebbero dovuto essere attratti dal calore dei motori. Si trattò di un missile da “dogfight” ovvero da duello aereo ravvicinato, di ridotte dimensioni e con modesta carica bellica. Sulla mia lista alla fine rimasero l’americano Sidewinder ed il sovietico Atoll, e solo quest’ultimo è a guida radar semiattiva.

Una volta divenuto consulente tecnico ebbe modo di scoprire altri interessanti elementi sulla dinamica del disastro, ad esempio riguardo la mappatura dei reperti sul luogo della strage.

Sì, la prima cosa che feci fu la ricostruzione del relitto in un file CAD tridimensionale, che fu di valido aiuto per ricostruire le traiettorie degli ordigni e l’ubicazione esatta dei fori lasciati dalle schegge; successivamente esaminai con attenzione la mappa dei ritrovamenti in superficie e sul fondale marino, che furono altrettanto decisivi per risalire al tipo di destrutturazione subita dall’ aereo, e di conseguenza, al tipo di missile.

Riscontrò qualcosa di particolare?

Diversi particolari direi; tanto per cominciare, nell’immediatezza dell’impatto il corpo inerte di un missile, attraversando la fusoliera, si “portò via” il trolley delle bevande e nella decompressione della cabina vennero risucchiati fuori 13 passeggeri, ritrovati 17 km a nord rispetto alla maggior porzione di relitti. Notai poi che la scala d’accesso anteriore, un elemento piuttosto pesante e voluminoso, venne ritrovata in prossimità dei motori e che in essi, fu necessaria la fiamma ossidrica per aprirli, furono rinvenuti elementi di stoffa, di gomma e di plastica, quindi dovevano essere stati inghiottiti dai motori quando erano già freddi, dato che erano incombusti. Questi elementi mi convinsero che il DC9 abbia librato, danneggiato ma sostanzialmente integro, per diversi minuti.

Come è possibile? Oramai da anni viene presentato il tracciato radar di Ciampino in cui, ad un certo punto, al posto del DC9 appaiono numerosi "plot" che sarebbero i detriti dell'aereo in caduta?

E’ un depistaggio molto ben riuscito, atto a dimostrare che l’aereo si è destrutturato subito; se le animazioni televisive fossero ben fatte, in quel punto si vedrebbero benissimo due aerei, uno è il DC9, l’altro è l’intruso. Faccio notare che dopo l’impatto, il DC9 ha volato per circa 3 minuti perdendo solo 1600 metri di quota, segno che aveva al suo posto le ali, gli impennaggi ed i motori. Se li avesse persi subito sarebbe venuto giù come un sasso, essendo variato il bilanciamento del velivolo.

Perché effettuare un depistaggio simile?

Per cambiare la classe del missile. Se l’aereo si disintegra al momento che viene colpito si tratta di un grosso missile da intercettazione, tipo Sparrow, Apex, Matra 530, ordigni con 30 kg di testata. Se l’aereo continua a “volare” (cioé che mantiene integra la sua struttura aereodinamica) è un missile da “dogfigth”, da combattimento aereo fra caccia, 10 kg di testata. Il filmato che si è visto per anni in televisione è stato “truccato” accelerando la sequenza di echi radar dopo il momento del disastro, rendendo così al telespettatore l’immagine di un aereo che si disintegra istantaneamente. Ma è un falso, gli echi dopo il momento del disastro proseguono per 186 secondi.

C’era dunque un intruso, ma secondo lei non era il famoso MiG in scia, malgrado i plot del DC9 appaiano confusi in quel tratto…

Questa è una questione risolta a suo tempo dall’Ing Giubbolini, che pur essendo tecnico della parte avversa fece notare che le distorsioni apparivano su tutti i voli diretti a Palermo, quindi se ne dedusse che fosse un effetto del radar, nel momento in cui, con l’aumentare della distanza, la sua efficienza diminuiva e veniva inoltre disturbato da una montagna. Oltretutto il DC9 per almeno quattro volte passa a portata visiva di altri aerei civili, in particolare sopra Bolsena, e nessuno vede questo caccia militare in scia.

Ma lei analizzando i tracciati radar sia di Ciampino che di Marsala scoprì anche altro.

Sì, ad esempio poco prima del disastro la presenza di un velivolo non identificato, che volava circa 20 km ovest del DC9 e alcuni km più indietro, quel velivolo che Marsala prima scambiò per l’Air Malta KM153 Londra-Malta, ma che poi “fece un balzo da canguro” o “adesso mette la freccia e sorpassa”; quel velivolo venne rilevato da John Macidull già nel 1980, quello che incrociò la rotta del DC9 mentre veniva colpito, ma trovai ben altro.

 Dopo un bel po’ di lavoro aggiungiamo…

Sul tracciato del CRAM di Marsala notai la presenza di una traccia, denominata AJ450, che per le caratteristiche cinematiche espresse, quota tra il 34000 e i 60000 piedi e velocità al suolo di circa di 90 km/h venne identificato come un pallone sonda, in movimento da ovest verso est. La cosa era assurda, la strumentazione scientifica da imbarcare sui palloni stratosferici da ricerca scientifica del C.N.R. la facevo io, ma a scanso di equivoci ci rivolgemmo ad un esperto del CNR che ci confermò che AJ450 non poteva essere un effetto del sole al tramonto e nemmeno un pallone sonda, in primo luogo perché in quelle ore non risultano lanci effettuati, neanche dall’estero, ed in secondo luogo perché, in quel periodo e a quelle quote, le correnti soffiano da est verso ovest, mentre AJ450 andava esattamente al contrario. Dopo diverse riflessioni compresi che AJ450 è un caccia militare che, oltre ad aver sparato il missile killer, ha compiuto una operazione d’inganno elettronico ai danni del radar di Marsala

Tirando le somme, quale scenario emerge?

AJ450 è il track number attribuito inizialmente ad un pallone sonda, che in realtà è un caccia militare che tende un vero e proprio agguato alla traccia sconosciuta, quella scambiata per l’Air Malta. Nel momento in cui AJ450 lancia il missile l’UFO, chiamiamolo così, devia verso est incrociando la rotta del DC9. Ciò fa in modo che il missile, attirato dalla maggiore area riflettente dell’ITIGI colpisca quest’ultimo, mentre l’UFO sparisce dai radar, così come AJ450.

Come sarebbe che spariscono dal radar, vi è stata qualche manipolazione?

No, nessuna manipolazione, se vi fosse stata, tanto valeva cancellarle del tutto le tracce incriminate; è più probabile che i due velivoli siano scesi al di sotto della quota minima sotto cui i radar  non poterono più seguirli. E sul nastro principale di Marsala c’è un “buco” di 44 minuti dopo il disastro, non sappiamo cosa è successo dopo. 

Il cerchio si chiude, dunque, abbiamo l’aereo killer, la vittima designata ed il DC9 vittima innocente. Dei primi due, almeno uno è precipitato presso Castelsilano?

Purtroppo non ci sono dati radar che lo confermino o meno, è indubbiamente possibile, so che ci sono numerosi riscontri al riguardo, ma io li prendo sempre con beneficio d’inventario.

 Come mai?

Per esempio, analizzando i tracciati di Marsala scovai una nuova traccia, la KA011,stavolta simulata,creata dal radar NATO di Torrejon, in Spagna, e trasmessa in cross-tell sul radar di Marsala,che 3 ore dopo la strage ripercorre lo stesso itinerario di AJ450. Nel famoso “nastro dei misteri”, ascoltato per la prima volta nel 1990, quello dove si sente per esempio “il TST per MiG lo mettiamo?” si sente anche un radarista che parla di un pallone, identificato appunto come KA011, ben tre ore prima che il pallone appaia effettivamente sul radar. Si deduce che o il radarista aveva facoltà divinatorie, oppure che il “nastro dei misteri” sia in buona parte un falso. In più, quel radarista è colui che dichiarò l’esistenza del famoso volo “Vip” da Tripoli a Varsavia.

 Il famoso volo di Gheddafi, la traccia AJ411

 Proprio quello, ma dall’ analisi dei dati è emerso che si trattava di un volo di linea della Aeroflot, la compagnia di bandiera sovietica, che compare sì in orario compatibile, ma non effettua nessuna virata su Malta, era un semplice volo di linea da Brazzaville, in Congo, a Budapest. Ma questo non lo dico solo io, ma le rogatorie effettuate verso la Russia. Aggiungo inoltre che in quelle settimane i rapporti tra la Libia e Malta erano molto tesi per la nota questione dei banchi di Medina.

Crollerebbe quindi un altro mito, quello che Gheddafi fosse in volo quella notte e che quel missile fosse destinato a lui.

Certo, ma è un fatto appurato a livello documentale da diversi anni ormai, e nonostante questo se ne parla ancora, specie come “movente” da cui ne sarebbe scaturita la strage.

L’Università Federico II ha appena pubblicato le risultanze delle ricerche effettuate sugli stessi dati su cui lavorò anche lei, e sembra confermare alcune delle sue ipotesi, quella sull’ impatto nel mare dell’aereo danneggiato ma sostanzialmente integro e quella nuvola di plot che non erano rottami in caduta, ma velivoli non identificati. Tutto ciò cambierebbe lo scenario in maniera considerevole.

Sono stato sempre convinto della bontà del mio lavoro, in tanti hanno provato in questi 20 anni a smontarlo, senza grandi risultati. Chissà che non decidano di sviluppare ulteriormente altri argomenti che posi a suo tempo, come l’ipotesi della guerra elettronica. E’ stato il grande “Tabù” dell’inchiesta nonostante avessi portato elementi precisi su cui approfondire.

 Si arriverà mai alla verità, secondo lei?

Chissà, l’unica cosa che mi sento di dire è che ormai sono passati tanti di quegli anni che mi sembra quasi si sia imboccato il binario della sterilità; quella di Ustica è una storia che dà ancora fastidio a molti evidentemente.Ma ci sono molte persone, magistrati, avvocati, tecnici, giornalisti e cittadini, che continuano l’incessante lavorio di indagine, mi auguro che si possa giungere a un risultato definitivo.

 

Intervista al Prof. Di Stefano dal magazine online " Young" del 23.12.2014